07 febbraio, 2012

Educare oggi

«Oggi gli adulti fanno molta fatica a comprendere quali sono i bisogni irrinunciabili dei figli». Intervista a Rino Mariella, affermato psicologo e psicomotricista dell’Associazione Corpo e Movimento di Desio. (prima parte)
by Maltagliati Diversi

Foto di Luca Bonfanti*
Quante volte ci troviamo a parlare con altri genitori imbarazzati di fronte all’ennesimo comportamento illecito di proprio figlio che, nonostante la famigerata occhiata senza successo, ci fa correre ai ripari con la solita frase “ah io non mi sarei mai permessa di rispondere così ai miei…con mio padre bastava lo sguardo”.
Spesso mi interrogo sul futuro dei nostri figli e mi domando che cosa sia così tanto cambiato rispetto all’educazione che mi hanno impartito i miei genitori.


Qualche giorno fa ho avuto il privilegio di scambiare quattro parole con Rino Mariella, psicologo e psicomotricista a capo dell’Associazione Corpo e Movimento di Desio.
Rino Mariella è una persona molto pacata che mette a proprio agio e trasmette subito quel suo senso del dovere. Una devozione più che un dovere, convinto che oltre ai bambini siano gli stessi genitori a dover essere guidati in una società controversa quale è quella attuale.

L’incontro
Così non appena ci accomodiamo approfitto subito per avere il suo pensiero sulla famiglia, sui giovani oggi (e chissà magari anche per carpire qualche piccolo segreto per il successo della famiglia felice).
Il quesito postogli è di quelli che non basterebbero tre giornate per esaurirsi, ma lui con fermezza e con una punta di amara consapevolezza risponde: «Oggi gli adulti fanno molta fatica a comprendere quali sono i bisogni irrinunciabili dei figli».
E così, parte tutto da noi. I bisogni a cui si riferisce non sono certo la Playstation, la partita di calcio o il corso di danza. Rino Mariella allude a bisogni più profondi e immateriali: «Rassicurazioni e Sicurezza», né più né meno. Anche se semplici, in queste due parole si racchiude l’importanza «di tutto il mondo emotivo del bambino e dell’attenzione alla sua totale dimensione emotiva-affettiva, che lo rassicurano e gli danno sicurezza. E legato a questo anche la tematica dell’essere autorità e l’essere autorevole nei confronti dei bambini. Un’autorità ben giocata dà sicurezza al bambino. I bambini hanno bisogno di avere dei punti di riferimento, dei punti fissi» e i punti fissi siamo noi genitori, è la famiglia.

Rassicurazione e sicurezza
Sono quindi questi i due ingredienti essenziali per raggiungere noi e i nostri figli quel giusto equilibrio che ci salva dalle intemperie della società? Sono questi due ingredienti che i nostri genitori ci hanno donato nel passato? E perché oggi è così difficile tramandarli ai nostri figli, siamo forse noi genitori ad essere cambiati?
«Dare sicurezza, l’essere autorevole, trasmettere questa competenza così come l’essere attenti alla dimensione emotiva, vuol dire avere dei valori ed essere capaci di trasmetterli, cosa che sicuramente attualmente è molto più difficile sia perché da un lato gli adulti hanno un po’ perso un sistema etico di riferimento, sia perché non c’è più soltanto la famiglia che trasmette valori ma si parla di società complessa e in questo senso ci sono molte agenzie che trasmettono valori e disvalori», spiega Rino Mariella.
Dunque dovremmo interrogarci noi genitori, fermarci un attimo e cercare di capire come possiamo intervenire su noi stessi in primis.
Recentemente ho letto dei dati allarmanti pubblicati dal Moige circa l’abuso di sostanze stupefacenti e alcolici tra i giovanissimi (già a 11/12 anni). Sì è vero anche quando ero io adolescente la droga e l’alcol erano gli sballi preferiti del sabato sera ma quello che vedo oggi è un estremismo che dà l’impressione di essere inarrestabile.  Sicuramente la mia maturazione mi consente di avere maggiore coscienza, cosa che manca solitamente nel periodo adolescenziale, ma ho come l’impressione che in questi ultimi due decenni si sia tutto amplificato. Ho l’impressione che manchi un passaggio, che abbiamo saltato una tappa. Cosa è successo? Perché noi adulti siamo così impotenti davanti a tutto questo cambiamento? «In questo momento – spiega il mio interlocutore - credo ci sia una problematicità da parte dell’adulto nel gestire il cambiamento in atto. Credo sia nell’adulto la difficoltà di ritrovare dei valori di riferimento. Difficoltà da parte dell’adulto di comunicare con i propri bambini e non solo verbalmente ma anche con gesti, comportamenti. Spesso mi capita di sentire bambini che usano parolacce anche nei confronti degli adulti e quando chiedo loro se pensano di fare cosa giusta loro mi rispondono “beh, le parolacce le dice anche il mio papà, perché non le dovrei dire anch’io».

Assumersi il proprio ruolo
E’ quindi importante, come suggerisce Rino Mariella, creare degli spazi di comunicazione dove i bambini possano vedere degli atteggiamenti, dei comportamenti adeguati. Se l’adulto usa un linguaggio scurrile non si può pretendere che il figlio non lo usi. «C’è da parte dell’adulto una mancanza di assunzione di responsabilità, una mancanza nell’assumersi il proprio ruolo e questo si riscontra soprattutto nella figura maschile. Spesso, infatti – illustra Mariella - certi papà sono incapaci di fare ed essere dei papà, nel senso che a volte vogliono essere più dei fratelli o un amico più grande. E questo perché probabilmente in questi papà c’è una sorta di rifiuto di tutto un modello pedagogico antecedente, dove l’adulto era in genere un padre padrone; non si poteva discutere, fiatare, bisognava fare assolutamente quello che diceva l’adulto. Senza alcunché di mediazione».
Ora noi siamo un po’ all’estremo opposto nel tentativo benevolo di modificare questo stato di cose, anche se non lo stiamo facendo nel modo migliore. «Né la rigidità né la permissività sono modalità pedagogiche che accompagnano nel modo efficace i nostri figli».

Accettazione e riconoscimento
Recentemente ho seguito con interesse una giornata formativa tenuta da Marzia Sellini, psicologa e psicoterapeuta del Centro Formazione&Studio - Laboratorio di Psicologia dott. Masoni, la quale ha fornito una strategia innovativa focalizzata sulla valorizzazione della personalità del giovane, comprendendoli e accettandoli così come sono e facendo percepire loro la nostra positività. In questo modo il bambino o il ragazzo riuscirà gradualmente a valorizzare le proprie risorse ma anche i propri limiti, che non vivrà più come un problema.
«Credo sia una strategia utile ed efficace non solo nelle relazioni con i propri figli ma con tutte le persone che ci sono vicine – conferma il dr Mariella -. Accettare e riconoscere l’altro per quello che è, con i suoi limiti e le sue risorse. E’ proprio questo atteggiamento di riconoscimento, successivo all’accettazione, che permette a una persona di trasformarsi. E nel rapporto con i bambini se vogliamo che cambino dobbiamo prima cambiare noi per favorire un clima adatto a un’evoluzione. E’ l’adulto che deve fare il primo passo».

Prossimamente online la seconda parte dell’intervista dedicata alla pratica psicomotoria (obiettivi e benefici).


*Luca Bonfanti. Giovane artista italiano capace di posare sulle sue tele cromatismi e forme delicatamente profonde e surreali. Ha ottenuto riconoscimenti e premi in concorsi nazionali e internazionali. È membro degli artisti del “Museo della Permanente di Milano”, dell’Associazione Nazionale Fotografi Professionisti “Tau Visual” e dell’associazione International Advertising Association “IAA”. Presidente dell’associazione artistica “Temenos” e titolare dell’agenzia di pubblicità “Bimage Communication.”

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