16 novembre, 2011

Lo Stivale tossico

Chissà perché per farle proprie le cose ci devono colpire direttamente. Se tu abitassi con i tuoi pargoletti vicino a un industria chimica, ti verrebbe il dubbio sulla qualità dell'acqua che state bevendo in famiglia? Se l'aria che respirate è sana? Credo di sì, la paura che i tuoi figli potrebbero risentire della tossicità prodotta da quell'industria ti farebbe attivare affinché tu abbia delle certezze. Quando ho letto di quante zone ancora esistono in Italia dove è rischioso vivere, se non addirittura mortale, a causa dell'inquinamentomi mi sono spaventata. Con i dati alla mano è più facile comprendere la realtà. Fatico però a comprendere come all'alba del 2012 nonostante i continui studi per migliorare la qualità dell'aria e del suolo non si possano prendere provvedimenti all'origine e non dover necessariamente ricorrere a costosissime bonifiche.

Lo studio “Sentieri” (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con altri enti e istituti italiani, ha preso in esame ben 44 luoghi sparsi sulla Penisola e le Isole maggiori che mostravano un alto tasso di contaminazione dei suoli e delle falde (alcuni già sottoposti a bonifiche ambientali) analizzandone il rischio per la salute dei suoi abitanti costretti a convivere quotidianamente con amianto, diossina e altre sostanze tossiche.

Come confermato dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, prof. Enrico Garaci, i risultati dell’indagine “mostrano che lo stato di salute delle popolazioni residenti nei siti esaminati appare risentire di effetti avversi più marcati rispetto alle regioni di appartenenza".
Lo studio Sentieri infatti ha mostrato un eccesso di mortalità complessivo di circa 1.200 casi l’anno, in particolare nei siti del Mezzogiorno (da Porto Marghera a Gela, da Taranto a Porto Torres solo per citare i più noti).
La presenza di impianti chimici, petrolchimici, raffinerie, industrie siderurgiche, centrali elettriche, miniere e cave di amianto e altri minerali, porti, discariche e inceneritori sono in queste aree le principali cause di contaminazione.

Secondo lo studio nei siti contaminati da amianto è stata osservata una mortalità per il tumore maligno della pleura di circa 400 casi in in più rispetto a quelli attesi, a conferma del rapporto causale-effetto tra l’agente inquinante e la patologia.
E’ comunque bene sottolineare, come ha illustrato Garaci che "la mortalità osservata nei siti contaminati è risultata del 15% più elevata di quella media regionale per le cause di morte correlate al rischio ambientale, ma sarebbe fuorviante e scientificamente poco valido affermare che ogni incremento della mortalità osservato possa essere attribuito all’inquinamento in uno specifico sito. Per questa ragione, in molti casi, gli elementi emersi dallo studio hanno condotto i ricercatori a formulare raccomandazioni per ulteriori studi di approfondimento".

Quindi la ricerca non finisce qui. Bisogna approfondire al fine di debellare la pericolosità di questi siti che potrebbero essere causa anche di gravi malformazioni congenite o di malattie di origine ambientale.
Un intervento all'origine credo sia la soluzione più efficace. Ma cosa non funziona perché ciò avvenga, soprattutto al Sud, ancora non mi sovviene...

A proposito di Maltagliati environment

Cosa fa l’IT per il Pianeta

Nessun commento:

Posta un commento