Poco più che 13enni
parlano di sesso smaliziati e in totale libertà. Ma in realtà, all’atto pratico
provano le stesse vergogne e imbarazzi e, soprattutto, la stessa ineducazione
dei loro coetanei di due decenni fa. E’ questo il quadro emerso da una ricerca italiana
condotta su circa 5mila diciottenni e recentemente discussa nel corso del
congresso della Società
Italiana di Urologia, nell'ambito della presentazione della nuova campagna
educativa Pianeta Uomo promossa dalla
SIU stessa.
Nonostante in rete
e sui media televisivi i ragazzi e le
ragazze abbiano già visto di tutto, l’indagine ha rilevato che ben il 28% degli adolescenti non ha mai comprato un
preservativo e solo 1 su 3
lo usa sempre durante i rapporti sessuali.
Inoltre fa specie sapere che la
maggioranza di coloro che utilizzano il profilattico lo fa solo per evitare gravidanze indesiderate: solo 7 ragazzi su 100
sanno che è il metodo principale per prevenire le malattie trasmesse
sessualmente.
Nei decenni scorsi davanti forse alle
stesse percentuali non ci si stupiva più di tanto, perché i giovani di allora
sapevano di non sapere, ma oggi con tutto quel popò di roba che si legge, si vede e si scopre sul sesso attraverso
Internet e via dicendo non si può dire che i nostri giovani non siano
informati.
Cosa allora non funziona? Sono forse
male-informati? Come mai il 73% dei ragazzi (il 73%) non sa
citare neppure le principali malattie trasmissibili sessualmente?
A fare qualcosa ci prova la Società
Italiana di Urologia avviando il progetto educativo Pianeta Uomo. Un’iniziativa
rivolta alla famiglia, alla scuole e
alle istituzioni per sensibilizzare gli uomini sui temi del
benessere, anche sessuale.
Un
percorso fatto di incontri con
insegnanti, studenti e genitori, per
affrontare con gli esperti temi come la prevenzione,
l’educazione sessuale, la vita di relazione e
i rapporti all’interno della famiglia.
Il
progetto non si prefigge tanto di insegnare l’atto fisico, ma di educare il
ragazzo alla relazione con l’altro, con sé
stesso e la propria sessualità.
Mentre
le ragazze a 18 anni sono più consapevoli e mature rispetto alla propria
sessualità, i ragazzi stentano ancora a prendersi cura di sé rivolgendosi ad
uno specialista. Infatti solo il 13% dei ragazzi sanno chi sia l’andrologo,
specialista che invece dovrebbe essere consultato come il ginecologo per le
ragazze.
Purtroppo
lo studio della SIU conferma che 1 giovane
su 3 ha una malattia andrologica che in pochi minuti può essere diagnosticata e risolta
bene senza conseguenze, intervenendo da giovani; trascurarle invece può
significare andare incontro a problemi futuri non da poco, dalla sterilità alle
disfunzioni sessuali.
Tante volte per vergogna o per pudore
le mamme lasciano correre arrivando in molti casi all'adolescenza del ragazzo senza
che sia mai stato realmente visitato. Quattordicenni che non vanno dal
pediatra, non vanno dal medico di famiglia né tanto meno dall’andrologo. A
questa età un punto di riferimento però potrebbe essere per il ragazzo il
proprio padre che deve essere, oggi come oggi, aperto e disponibile ad
ascoltare i figli facendo capire loro che bisogna chiedere un consiglio al medico quando si ha
il dubbio che qualcosa non vada per il verso giusto. Invece i ragazzi spesso
finiscono con chiedere consiglio al Web esponendosi però a enormi rischi.
L’introduzione dell'educazione
sessuale come materia scolastica fin dalla fine della scuola primaria potrebbe essere il primo passo
per rendere più consapevoli i ragazzi della propria sessualità e argomento di
confronti anche in famiglia.